Take me back….

…Domenica scorsa, passeggiando lungo un sentiero di alta collina, raccogliendo fiori e fragoline di bosco, sentivo suonare nell’aria questa canzone…

Non capivo da dove arrivasse quel suono, cominciai a guardami attorno, ma lì c’erano soltanto alberi alti ed il sentiero…  

Quando sbucai in una radura e vidi in lontananza un paio di case, pensai che potesse provenire da lì, ma invece non era così. Il suono arrivava dall’altra parte, da un punto imprecisato che però non potevo scorgere tra alberi e cespugli.

Continuai a camminare mentre la mia mente cominciò a volare per conto suo…

In quei brevi minuti mi sentivo così bene… come se  il tempo fosse tornato indietro ad anni sereni e spensierati  che da sempre rimpiango di non aver potuto vivere e dei quali ho ricordo soltanto dai racconti di chi, con gioia e malinconia, sorride rievocandoli…

La musica é la vera magia. Sempre. 

 

Un pensiero su “Take me back….

  1. “Take me back to the place where I first saw the light
    To the sweet sunny south, take me home
    Where the mockingbirds sing me to rest every night
    Oh, why was I tempted to roam?”

    Come non capirti, diletta Martina? Anche per me la musica è una potente magia, la magia di viaggi nello spazio e nel tempo che non ho fatto, non farò né potrei mai fare.
    Nel 1961 non c’ero, dieci anni dopo (e anche un po’ prima) sì, iniziavo a muovermi in un mondo decisamente differente da quello attuale. Forse ho fatto in tempo ad assaggiare parte di quegli anni che definisci (non del tutto a ragione, non del tutto a torto) “sereni e spensierati”.
    La serena spensieratezza di cui parli, però, non è quella del mondo musicale che ha prodotto, per esempio, Celentano, un mondo già allora inquinato da avidità, egoismi, eccessi. E’ quella di chi ascoltava e magari cercava di riprodurre in cantina, in garage, con gli amici. Un mondo in cui per parlarsi ci si doveva incontrare, il telefono utile solo a definire gli appuntamenti. Un mondo in cui i ragazzi uscivano per fare qualcosa, non per ciondolare senza guardarsi intorno, fissando un display e digitando compulsivamente.

    “But yet I’ll return to the place of my birth
    The children have played round the door
    Where they gathered wild blossoms that grow round the path
    They’ll echo our footsteps no more”

    Sono passati parecchi anni da quei giorni, ora ogni tanto, penso a quest’altra strofa della bella e vecchia canzone che ho citato (“Sweet Sunny South”):

    “Take me back, let me see what is left that I knew
    Can it be that the old house is gone?
    Dear friends of my childhood indeed must be few
    And I must face death all alone”

    …ecco, hai fatto fare anche a me un viaggio nello spazio e nel tempo, in un universo le cui linee fortunatamente si intersecano, e ad uno di questi crocevia ho trovato… te! 🙂

    Mmm… stemperiamo il finale malinconico. Devi sapere che la canzone “24000 baci” mi fa pensare a quell’altra, “Il tuo bacio è come un rock”, che a sua volta mi riporta alla parodia a fumetti Disney “I Promessi Paperi”, dove Paperenzo veniva torturato dall’Innominato (“Mainomato” nella storia) al suono di “Il tuo pugno è come un rock”. “I tuoi schiaffi non son semplici schiaffi, uno solo ne vale almeno tre”…
    Meglio di Celentano! 😀

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