Ricordate l’ultimo post?

Ebbene, mi sa che i segreti hanno proprio le gambe corte…

Oggi ho capito e testato sulla mia pelle cosa significhi davvero il detto

“La verità rende liberi”.

…..Cristo se è vero….

Forse ormai non avrà più molto peso,

non le verrà riconosciuto il giusto valore…

ma non importa.

Tutto questo… fa bene.

The Red Thread

Alla fine, la verità ti trasuda dalla pelle, ti si legge negli occhi… è innegabile.

Ed è una verità più splendida che spaventosa.

                  Più luminosa che cupa.

                                    Più dolce che amara.

Una verità bellissima di per sè.

…Peccato che sia strana,

                   terribilmente complicata

                                    e quasi incredibile.

Ma la cosa peggiore è la sua segretezza.

La verità non la si può dire a nessuno.

Questione di prospettiva

Ho provato a fare una cosa:

Mi sono posta come un osservatore esterno e ho riletto una manciata di ultimi post… Mi sono subito resa conto che,da quel punto di osservazione, questo posto sembrerebbe il blog di una persona depressa e perennemente il conflitto…

E se sulla seconda cosa posso trovarmi pienamente d’accordo, sulla prima invece avrei tante riflessioni da fare.

Ogni giorno tiro fuori un sorriso per chi si aspetta di vedermi sorridere, qualche parola “buongiorno”, “buon pomeriggio”, “tutto bene?”, “grazie”, “scusi”, “salute” a chi ha occhi gentili per me…

Nella mia vita reale, quella che vivo ogni giorno a casa, in ufficio, sul pullman, per strada, con gli amici, sono da tutti considerata una persona particolarmente solare, gioiosa, disponibile, sorridente, con la battuta pronta…

Queste persone non immaginano neanche che io possa piangere di tanto in tanto…

E invece piango eccome.

Piango quasi ogni sera…

Ultimamente mi basta così poco… una parola non detta, un sorriso non ricambiato, una frase più malinconica, turbini di pensieri….

Mi viene il magone, non riesco a fermare le lacrime, sento un nodo che mi strozza la gola, gli occhi che si gonfiano arrossandosi…

Il più delle volte questo avviene cercando di non far rumore… in silenzio, a volte chiusa in bagno…

…Mi piace piangere. È così liberatorio.

E dopo mi sento sfinita, svuotata, vulnerabile… e lascio che il sonno mi rapisca…

Soltanto poche persone sanno di questo posto… sanno dei miei conflitti… sanno che piango spesso…

Se sono qui non è certo perché ho bisogno di un posto dove urlare col megafono la mia gioia… no, sono qui perché questa è come una grotta, accogliente ma buia e profonda. Vengo qui per ripararmi e nascondermi dal mondo esterno. Qui vengo a leccarmi le ferite…

Entro, mi spoglio di ogni cosa, partendo dalle scarpe e passando poi ai vestiti. Tolgo l’orologio e qualche bijoux, lavo via il poco trucco dal viso…. Poi mi siedo contro la parete di questa grotta tiro un paio di lunghi sospiri e, lentamente, mi sfilo questa pelle…via tutta! Tolgo gli ammassi di muscolo, poi le ossa…le stacco una per una posandole accanto a me, snodo le vene, le arterie, i nervi, poi raggomitolo il tutto e lo poso anch’esso lì accanto a me…

Restano un po’ di organi, molti prendono la loro strada da soli… ma vicino al fuoco, in questa grotta, restano solo un cuore ed un cervello…e loro restano qui, a scaldarsi e a mostrarsi senza vergogna.

Ecco che cos’è davvero questo posto, ecco a cosa serve…

Ma questo resta un segreto tra voi e me!

La dolce tempesta

Una dolce tempesta

nel suo silenzio, fa un frastuono incredibile.

Ti fa venire voglia di uscire a piedi nudi, senza ombrello

ti bagna fino ad inzuppare corpo ed anima…

Ma tu resti lì, a sentire addosso quell’acqua, quel vento impetuoso.

Una dolce tempesta sa di buio… e di grandine…

ma alla fine, regala colori che non sapevi potessero esistere,

illumina ogni cosa di una luce straordinaria e viva.

Una dolce tempesta ti soffia contro aria gelida,

ma se la osservi bene, non puoi fare altro che sentirti invaso dal calore

Perché sai che tra quelle nubi dense, è racchiuso il sole

e quando ne filtra qualche raggio, questo ti colpisce 

e ti riempie di una forza dirompente.

Una dolce tempesta si avvicina lentamente,

ti accoglie… e si lascia accogliere,

Respiri il suo profumo e sai che è un po’ il tuo

perché ormai

la dolce tempesta

vive in te.

 

This opera by Martina Fontana is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

Corri ragazzo… corri!

L’istinto era quello di balzare dall’altra parte della strada e correre fino al centro di quell’immenso campo verde, respirare profondamente per qualche istante l’odore dell’erba nuova….e poi urlare.

Urlare con tutta la voce che avevo in corpo.

Ma non l’ho fatto.

Mi sono tenuta dentro quell’urlo, ho ceduto alla ragione. E temo sia stata la scelta sbagliata.

Perché a furia di tenermi dentro urla… di gioia e di dolore… inespresse ed ingabbiate, queste finiranno col divorare ciò che troveranno sulla loro strada… dentro di me… a strappare ed inghiottire lembi di nervi, organi e cellule.

E poi cosa rimarrà?

Un involucro. Magari anche in buono stato, ma pur sempre un involucro. 

Resteranno due occhi che, contro tutto e tutti, annegando continueranno ad urlare, senza sosta… ma anche senza voce.

E allora perché non le libero queste urla? perché non le lascio scorrazzare nell’ossigeno attorno a me? perché?

Perché sarebbero troppo potenti…   potrebbero danneggiare i miei stessi timpani.

Per ora mi limito ad usare gli ultrasuoni o, al massimo, qualche bisbiglio. 

Tutt’attorno sento le urla degli altri… c’è talmente tanto baccano che ogni cosa rimbomba distorta nell’aria ed io finisco col perdere la voglia di aprire bocca.

 

Resto immobile. 

 

Appoggio questo cuore stanco, sul tavolo, davanti a me. Lo osservo con tenerezza, lui ricambia mostrandomi, come attraverso un vetro, le piccole gioie che custodisce tra un’ammaccatura e l’altra…

E non mi sta mostrando anni o mesi o settimane o giorni…. mi sta mostrando attimi.

Soltanto brevi intensissimi istanti. Sono quelle le vere gioie che trattiene con tutte le sue forze. Istanti voluti, concessi o rubati che, nel loro piccolo, hanno fatto correre a perdifiato questo stanco “ragazzo” rosso e pulsante.

Lo accarezzo, poi mi guardo la mano sporca di sangue.

Tra di noi non c’è bisogno di urlare. I bisbigli ci bastano…

 

“Resisti! resisti!”

gli dico

“Perché ne vale la pena…”

 

 

…Ma proverò a restare…

A volte la vita ti sorprende,

Lo fa con iniziale pacata discrezione, per poi, lentamente, farti ritrovare immerso fino al collo in qualcosa di inaspettatamente denso e profondo.

Ed io galleggio in questo oceano di emozioni

a volte calmo, dove poterci sguazzare sotto il sole,

altre volte in tempesta,

dove le onde alte mi si infrangono contro, lacerandomi e lasciandomi senza fiato.

Ci sono punti in cui l’acqua é dolce, altri in cui é salata… sa di lacrime.

Coi piedi posso sentire il fondale…è proprio qui,

sostiene tutto questo liquido emozionale.

Questo fondale a volte si frantuma un po’ sotto i miei piedi, ma dentro di me, sono certa che nel bene e nel male sarà sempre qui,

nessuna tempesta potrà spazzarlo via.

Lo sfioro… è soffice…

è fatto di mani, di bocche, di occhi… di cuori,

Del calore di un sospiro, delle fibrillazioni, di profumi e note,

di sguardi malinconici, di carezze sfiorate, di parole e di tanti sorrisi…

Forse verrà ricoperto da sabbia e sassolini, di tanto in tanto,

forse si apriranno delle voragini,

ma per fortuna, ormai è troppo forte e saldo per farsi trascinare via.

Mi immergo e do un bacio a quel fondale…

poi torno in superficie, inspiro a pieni polmoni, resto qualche istante ad osservare l’orizzonte…

Galleggio ancora un pó, prima di ridestarmi e nuotare pian piano verso la riva…

Questo

NON

è

più

il

posto

giusto

 

Poche parole. Un’amara certezza.
Non lo è più.
Sta diventando complicato restare qui. Scrivere senza freni, spegnere il cervello e far fluire ogni emozione senza il minimo condizionamento non è più possibile ormai.
Ed io sono diventata troppo dannatamente sentimentale per farmelo andare bene…
Questo posto è nato come un’oasi in cui io potessi trovare riparo dai fantasmi della mia mente. Un posto dove camminare a piedi scalzi, dove potersi esprimere senza filtri, dove poter assaporare un grammo di libertà…
Ora non lo è più e, purtroppo, non è possibile fare passi indietro.
La colpa è mia se ora questo luogo si è trasformato in ciò in cui non avrei mai voluto che si trasformasse. Ora mi sento quasi più vulnerabile qui che all’aria aperta.
Scoperta fino all’osso.
E questo non va bene.
Non va per niente bene…